«Niente è così necessario all’uomo pellegrino, né così utile alle anime del purgatorio come la santa Messa. La sua eccellenza è tale che tutte le buone opere e tutte le più grandi virtù, paragonate ad essa, non hanno quasi alcun valore. Colui che, non avendo peccati mortali sulla coscienza, assiste devotamente alla Messa, acquista più meriti che se, per amor di Dio, compisse le opere più penose. Per una sola Messa ascoltata in stato di grazia, otteniamo da Dio più che se compissimo, per amor suo, i più lontani e penosi pellegrinaggi, nonché gli atti più eroici. Chi non cercherà di acquistare così grandi meriti e di procurare all’Onnipotente un tale onore?
[…] Il Salvatore, sull’altare, esercita tutte le virtù e offre al Padre suo la totalità dei suoi meriti; perché l’espressione di lode, di amore, di adorazione, di riconoscenza che deriva da questo Sacrificio, sorpassa infinitamente tutte le opere degli angeli e dei santi, a tal punto che se qualcuno presentasse alla SS. Trinità tutte le penitenze, tutte le preghiere, tutte le virtù degli apostoli, dei martiri, dei confessori, delle vergini e di tutti i beati, vedrebbe la sua offerta meno gradita di quella di una sola Messa celebrata dal più umile dei sacerdoti.
[…] I sacerdoti, quindi, non possono fare niente di più divino che dire la Messa e i fedeli non possono fare niente di più santo che ascoltarla, servirla, recitarne le preghiere, farla celebrare, offrirla in unione con il sacerdote».