«Ed ecco il campo di battaglia, il terreno in cui non possiamo essere vinti, a meno che lo abbandoniamo al nemico: quello del dovere di stato, che consiste in quanto si è obbligati a fare in funzione del proprio modo di essere fisso e immutabile, in funzione della propria natura concreta di uomo, in funzione del fatto che si appartiene a una famiglia e a un paese di nascita, a un mestiere o a una professione per scelta o per necessità. Il dovere di stato coincide con l’essere che si è concretamente, ed al quale tutte le nostre attività propriamente umane si riferiscono. […] A questi umili gesti della vita quotidiana in cui brilla ancora qualche scintilla della natura concreta dell’uomo e della sua attività virtuosa tesa verso il bene comune, si deve aggiungere il soffio della verità presa nel suo centro: il diritto naturale e cristiano insegnato dal Vangelo e dalla Chiesa preconciliare.
Senza lo sguardo fisso sulla stella, il cammino sulla terra è impossibile nella notte oscura che attraversiamo. In tale modo e in questi ambienti privilegiati in cui la nostra azione può ancora svilupparsi e soprattutto trasmettersi, e tenendo strette le due estremità della catena, il naturale ed il soprannaturale, potremo percorrere gli anelli intermedi e restaurare pazientemente la Città e la Chiesa».